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Dermatiti atopiche da contatto: come riconoscerle

Le dermatiti atopiche e da contatto sono due condizioni cutanee comuni che possono causare disagio e fastidio. Riconoscere le differenze tra queste due patologie è fondamentale per garantire un trattamento efficace e tempestivo.

Scopriamo le caratteristiche distintive delle dermatiti atopiche e da contatto:

La dermatite atopica, spesso chiamata eczema, è una condizione cronica della pelle caratterizzata da secchezza, prurito, infiammazione e arrossamento. È associata a una predisposizione genetica e a una disfunzione della barriera cutanea, che rende la pelle più suscettibile alle irritazioni e alle allergie. La dermatite atopica può manifestarsi in diverse parti del corpo, tra cui il viso, il collo, le pieghe delle braccia e delle ginocchia e il dorso delle mani.

I principali sintomi della dermatite atopica includono prurito intenso, arrossamento della pelle, secchezza, screpolature, formazione di croste e vesciche. Questi sintomi possono variare in gravità da persona a persona e possono essere scatenati da fattori come l'esposizione a sostanze irritanti, l'uso di detergenti aggressivi, l'ambiente secco, lo stress e le allergie alimentari o ambientali.

D'altra parte, la dermatite da contatto è una reazione cutanea causata dal contatto diretto con una sostanza irritante o allergenica. Questa condizione può essere divisa in due categorie: dermatite da contatto irritativa e dermatite da contatto allergica. La dermatite da contatto irritativa è causata da sostanze come detergenti, solventi e prodotti chimici, che danneggiano la barriera cutanea e causano infiammazione. La dermatite da contatto allergica, d'altra parte, è una reazione allergica a una particolare sostanza, come il nichel, il lattice o alcuni ingredienti cosmetici.

sintomi della dermatite da contatto includono arrossamento, gonfiore, prurito, bruciore, vesciche, secchezza e screpolature della pelle. Questi sintomi possono verificarsi nella zona in cui è avvenuto il contatto con la sostanza irritante o allergenica e possono svilupparsi rapidamente dopo l'esposizione.

Una differenza chiave tra la dermatite atopica e quella da contatto è la sua distribuzione sulla pelle. Mentre la dermatite atopica tende a interessare più aree del corpo, spesso quelle più flessibili come le pieghe delle braccia e delle ginocchia, la dermatite da contatto è solitamente confinata alla zona in cui è avvenuto il contatto con la sostanza irritante o allergenica. Inoltre, la dermatite da contatto di solito si manifesta solo dopo l'esposizione alla sostanza specifica, mentre la dermatite atopica può essere costantemente presente o verificarsi periodicamente a causa di trigger variabili.

Suggeriamo di consultare sempre un dermatologo per una valutazione approfondita e un piano di trattamento personalizzato.

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Come scegliere il giusto integratore vitaminico

Con l'ampia varietà di integratori multivitaminici disponibili sul mercato, scegliere quello giusto può diventare complicato.

Questi integratori sono progettati per fornire nutrienti essenziali che potrebbero mancare nella nostra dieta quotidiana ed è fondamentale fare una scelta informata per massimizzare i benefici e evitare potenziali rischi. In questa guida, esploreremo i criteri chiave da considerare quando si sceglie un integratore multivitaminico per garantire che soddisfi le esigenze specifiche del nostro corpo.

Il primo passo per scegliere il giusto integratore multivitaminico è capire le proprie esigenze nutrizionali. Le diverse persone hanno diversi requisiti in base all'età, al sesso, al livello di attività fisica e a eventuali condizioni di salute preesistenti. Un'integrazione mirata può fornire gli elementi nutritivi necessari senza eccessi, contribuendo a mantenere un equilibrio ottimale.

Leggere attentamente l'etichetta dell'integratore è essenziale. Controlla le quantità di ciascun nutriente e assicurati che corrispondano alle tue esigenze individuali. La biodisponibilità, ovvero la capacità del corpo di assorbire e utilizzare i nutrienti, è altrettanto importante. Alcuni integratori utilizzano forme più facilmente assimilabili di vitamine e minerali, come il citrato di calcio o il metilcobalamina (forma di vitamina B12), migliorando l'efficacia dell'assorbimento.

Un buon integratore multivitaminico dovrebbe avere un rapporto equilibrato tra i vari nutrienti. Alcuni nutrienti lavorano sinergicamente, e un eccesso di uno potrebbe interferire con l'assorbimento di un altro. Ad esempio, il rapporto corretto tra calcio e magnesio può influenzare positivamente la salute delle ossa, mentre un eccesso di ferro potrebbe ostacolare l'assorbimento di zinco.

Molti integratori multivitaminici contengono additivi, coloranti e conservanti. È consigliabile optare per prodotti che contengano il minor numero possibile di questi componenti. Integratori senza additivi superflui riducono il rischio di reazioni allergiche o intolleranze, garantendo un'esperienza più naturale e sana.

Alcuni integratori multivitaminici, poi, sono formulati con nutrienti estratti da fonti naturali, come frutta, verdura o alghe. Questi integratori forniscono non solo nutrienti isolati ma anche fitonutrienti, antiossidanti e altre sostanze benefiche presenti naturalmente negli alimenti. Optare per integratori di questo tipo può contribuire a un approccio più completo alla salute.

Prima di iniziare qualsiasi regime di integrazione, tuttavia, è sempre consigliabile consultare un professionista della salute, come un medico o un nutrizionista. Questi esperti possono valutare le tue esigenze individuali, diagnosticare eventuali carenze specifiche e consigliare l'integratore multivitaminico più adatto al tuo stato di salute.

Insomma, scegliere il giusto integratore multivitaminico richiede una valutazione attenta delle tue esigenze nutrizionali individuali e la considerazione di vari fattori, tra cui la qualità del prodotto, la biodisponibilità dei nutrienti e la reputazione del marchio. Con una conoscenza approfondita e una consulenza professionale, puoi integrare la tua dieta in modo mirato, contribuendo a mantenere un equilibrio nutrizionale ottimale per la tua salute a lungo termine.

 

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Mappatura dei nei: perché e importante farla?

Mappatura dei nei: perchè e importante farla?

nei sono spesso considerati segni distintivi di bellezza, ma la loro importanza va ben oltre l'aspetto estetico. Ogni neo racconta una storia sulla tua pelle, e la mappatura di questi segni è come decifrare un libro sulla tua salute dermatologica.

Scopriamo insieme perché la mappatura dei nei è un viaggio essenziale per la prevenzione e il benessere.

La mappatura dei nei è una pratica che coinvolge la registrazione e l'osservazione sistematica dei nei presenti sulla pelle di una persona. Questo processo è generalmente effettuato da professionisti della salute, come dermatologi, medici di medicina generale o altri esperti in campo dermatologico.

La mappatura dei nei può includere:

  1. Registrazione dettagliata: Il medico registrerà dettagli specifici relativi a ciascun neo, come la forma, il colore, la dimensione e la presenza di peli. Queste informazioni servono da base di riferimento per future valutazioni.
  2. Fotografie: La documentazione fotografica dei nei è una pratica comune nella mappatura. Le immagini forniscono un registro visivo nel tempo, consentendo una comparazione accurata per identificare eventuali cambiamenti.
  3. Posizione sulla pelle: La posizione precisa di ciascun neo è annotata su una mappa corporea, che può essere un disegno schematizzato del corpo umano o un registro digitale. Questo aiuta a identificare facilmente i nei durante le visite successive.
  4. Valutazione del rischio: I professionisti della salute valutano il rischio dei nei sulla base di diversi fattori, come la simmetria, i margini, il colore e le dimensioni. Questa valutazione aiuta a determinare se un neo potrebbe essere sospetto e richiedere un'ulteriore indagine o rimozione.
  5. Monitoraggio nel tempo: La mappatura dei nei è un processo in continua evoluzione. Con visite regolari, i professionisti possono monitorare eventuali cambiamenti nei nei, identificare nuove formazioni e apportare aggiornamenti alle informazioni esistenti.

La mappatura dei nei, in sostanza, consente di identificare eventuali cambiamenti precoci nella forma, dimensione o colore. Questi cambiamenti potrebbero essere indicatori di potenziali problemi dermatologici, tra cui il rischio di sviluppare il melanoma, il tipo di cancro della pelle più pericoloso.

Prevenire, insomma, è meglio che curare, e la mappatura dei nei offre una strategia proattiva. Il monitoraggio periodico dei nei consente di rilevare eventuali variazioni e intervenire tempestivamente, riducendo il rischio di complicanze e migliorando le possibilità di trattamento efficace.

La mappatura dei nei dovrebbe essere condotta con la guida di un dermatologo esperto. Una consultazione professionale garantisce una valutazione accurata dei nei, aiutando a distinguere tra quelli benigni e quelli che richiedono un'attenzione più approfondita.

Con il passare del tempo, la tua pelle cambierà, e i tuoi nei evolveranno. Accogliere questi cambiamenti come parte del processo naturale è fondamentale. La mappatura regolare diventa così un rituale di prevenzione , che ti permette di essere più consapevole dei cambiamenti dei tuoi nei.

In conclusione, la mappatura dei nei è una pratica che mette la tua salute dermatologica in prima linea. Non solo contribuisce a identificare precocemente potenziali rischi, ma promuove un approccio di prevenzione che può fare la differenza nel tuo benessere a lungo termine.

 

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Filler labbra: tutto quello che devi sapere sul trattamento

Le labbra sono da sempre uno dei punti focali del viso, e molte persone desiderano averle più piene e definite.

In questi ultimi anni, il filler labbra è diventato un trattamento sempre più popolare: Ma cosa implica esattamente questo trattamento e cosa devi sapere prima di decidere se è giusto per te? Scopriamolo insieme!

I filler labbra sono sostanze gelatinose, spesso a base di acido ialuronico, che vengono iniettate nelle labbra per aumentarne il volume e definizione. Questo trattamento può essere personalizzato in base alle tue preferenze estetiche e ai tuoi obiettivi specifici.

È importante comprendere, però, che i risultati dei filler labbra non sono permanenti. La durata dei risultati varia da persona a persona, ma in genere può durare da alcuni mesi fino a un anno o più. Dopo questo periodo, potrai decidere se desideri ripetere il trattamento per mantenere i risultati.

Prima di sottoporsi al trattamento con filler labbra, è essenziale programmare un consulto preliminare con un medico qualificato o un estetista esperto. Durante questo consulto, verranno valutati i tuoi obiettivi estetici, discusse le opzioni di trattamento e chiariti eventuali dubbi o preoccupazioni che potresti avere.

Il trattamento con filler labbra è generalmente rapido e relativamente indolore. Prima dell'iniezione, potrebbe essere applicata una crema anestetica per ridurre al minimo eventuali disagi. Il medico o l'estetista inietterà poi il filler nelle labbra utilizzando un ago sottile o una cannula, seguendo un piano di trattamento concordato durante il consulto preliminare.

Come con qualsiasi procedura estetica, ci sono alcuni possibili effetti collaterali da considerare con i filler labbra. Questi possono includere gonfiore temporaneo, lividi, sensibilità o dolore nelle zone trattate. Tuttavia, questi effetti di solito scompaiono entro pochi giorni dopo il trattamento.

È importante seguire le istruzioni post-trattamento fornite dal tuo medico o estetista per garantire una guarigione ottimale e risultati soddisfacenti.

In conclusione, i filler labbra possono essere un modo efficace per ottenere labbra più piene e definite. Tuttavia, è importante prendere in considerazione tutti gli aspetti del trattamento e consultare un professionista qualificato prima di prendere una decisione. Con la giusta informazione e aspettative realistiche, potrai raggiungere i risultati desiderati in modo sicuro e soddisfacente!

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Cosa succede se si hanno le piastrine basse?

Le piastrine sono piccole cellule che circolano nel torrente ematico e favoriscono la coagulazione del sangue. Sono prodotte nel midollo osseo come le altre cellule ematiche. Le piastrine sono chiamate anche trombociti.

Il sangue normalmente possiede un certo numero di piastrine in un dato campione di sangue. Tale numero è definito conta piastrinica.

Una conta piastrinica bassa è detta anche piastrinopenia trombocitopenia. Essa si verifica in particolare quando il valore è inferiore ai 150 milioni di piastrine per litro, ed è la causa più frequente di diatesi emorragica, ovvero di predisposizione alle emorragie.

La riduzione delle piastrine può portare alla comparsa di difetti nel potere coagulatore del sangue, con predisposizione a emorragie di vario tipo, comparsa di lividi e sanguinamento dalle mucose.

In genere, il sanguinamento spontaneo è piuttosto raro se i valori di piastrinopenia nel sangue sono compresi tra 50.000 e 150.000 unità per microlitro: l'emorragia, in questi casi, può palesarsi come conseguenza di interventi chirurgici o traumi. Se le piastrine scendono tra i 20.000 ed i 30.000 trombociti per microlitro di sangue, il rischio di emorragia spontanea è elevatissimo. il sanguinamento è, invece, accertato e preoccupante quando la piastrinopenia scende al di sotto dei 10.000 microlitro.

Come si può ben comprendere, la piastrinopenia è legata a doppio filo alla sindrome emorragica, che può manifestarsi in maniera anche molto diversa a seconda della persona che ne soffre e ai valori di piastrine circolanti nel sangue. Spesso avere le piastrine basse porta a stanchezza e, ovviamente, maggiore è la carenza di piastrine, peggiore sarà il quadro sintomatologico di chi ne soffre.

Per trattare una tale condizione bisogna conoscerne le cause e la gravità della condizione che vi è probabilmente alla base. Se la condizione non è particolarmente grave, il medico potrebbe semplicemente indicare un costante controllo del conteggio delle piastrine, insieme a delle raccomandazioni, quali:

  • non praticare sport di contatto;
  • non eseguire attività ad alto rischio di sanguinamento;
  • evitare il consumo di alcol;
  • non assumere farmaci che possono limitare il numero delle piastrine.
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Integratori per gli occhi: a cosa servono e quando sono utili

Con l’avvento della digitalizzazione e con il conseguente uso prolungato dei dispositivi elettronici, il benessere dei nostri occhi può essere messo a dura prova.

Può capitare che dopo una giornata intensa di lavoro o di studio passata di fronte ad un monitor, si provi fastidio oculare

I sintomi percepiti più spesso sono quel senso di presenza di bruciore intenso, secchezza e arrossamento l. Questi sintomi, se non adeguatamente trattati possono portare il problema a situazioni di cronicità. Come intervenire allora per proteggere il benessere dei nostri occhi? Scopriamolo insieme.

Oltre alle classiche raccomandazioni, come l’utilizzo di una luce adatta per leggere e l’utilizzo di occhiali da vista e/o da riposo, la giusta distanza dalla TV o dal computer, è importante in alcuni casi l’utilizzo di integratori per gli occhi e per le normali funzioni visive, spesso raccomandati soprattutto per la secchezza oculare.

Gli integratori naturali per gli occhi, come gli alimenti che contengono la vitamina A o il gingko biloba, sono utili per le infezioni, disturbi oculari come la cataratta, e numerose altre patologie o fastidi che possono interessare gli occhi. 

Gli integratori per la vista sono generalmente concentrati di Vitamina C, Vitamina A, Vitamina E, Vitamine del gruppo B, Sali minerali, Carotenoidi, Luteina, Zeaxantina, Omega 3, Zinco, Rame, Licopene.

Alcuni studi hanno dimostrato che non solo mediante gli integratori per occhi, ma anche attraverso un’alimentazione sana ed equilibrata si assumono giuste quantità di Vitamine e Sali minerali per prevenire l’insorgenza di patologie che colpiscono la vista, come occhio secco e stanco, disturbi del nervo ottico o della retina.

I pro sono veramente tanti, vediamo quelli principali:

  • Migliorano la visione notturna
  • Migliorano l'acuità visiva
  • Aiutano ad accorciare i tempi di recupero dall'abbagliamento
  • Ritardano o prevengono la degenerazione maculare senile
  • Promuovono l'attività antiossidante
  • Aiutano a gestire l'affaticamento visivo

Ad ogni buon modo prima di assumere qualsiasi tipo di prodotto, vi consigliamo di eseguire un check-up presso il medico oculista e consultare il proprio ottico optometrista di fiducia: solo un professionista saprà darvi la soluzione più adatta al vostro caso.

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Omocisteina Alta: cos'è e perché è cosi importante

L’omocisteina è un amminoacido solforato (ovvero, contenente zolfo) presente nelle cellule del nostro organismo. 

I livelli di omocisteina nel sangue non devono essere troppo elevati per non causare problemi di salute. Scopriamo le cause dell’iperomocisteinemia e perché è importante tenerla sotto controllo.

Proprio come il colesterolo, l'omocisteina alta non provoca disturbi particolari ma viene considerata un "killer silente": valori elevati di questo aminoacido (iperomocisteinemia) sono stati infatti messi in relazione ad un aumento del rischio di sviluppare molteplici malattie cardiovascolari anche gravi, quali arteriosclerosi, embolie, infarto del miocardio, ictus cerebrale e trombosi.

Nelle persone sane l'omocisteina è subito trasformata nei suoi derivati essenziali grazie all'azione delle vitamine B6 e B12 e dei folati (acido folico). Se con l'alimentazione si assumono quantità insufficienti sia di queste vitamine che di acido folico, l'omocisteina si accumula nel sangue e può causare danni al sistema nervoso, a quello cardiovascolare, a quello visivo e perfino a quello osseo.

Quali rimedi adottare per abbassare i valori di questa sostanza? In generale ridurre i livelli di omocisteina nel nostro organismo è abbastanza semplice: si tratta di seguire piccoli e semplici consigli. Solitamente l’iperomociteinemia (valori elevati di omocisteina) indica uno stato di malnutrizione, una carenza di vitamina B12 e di folati (acido folico). Queste vitamine è importante integrarle nelle loro forme “metilate”, al fine di stimolare correttamente l’enzima deputato al metabolismo dell’omocisteina.

Gli studi hanno concordemente dimostrato che la somministrazione di folati o di una terapia multivitaminica riduce significativamente i livelli di omocisteina se non è causata da fattori genetici importanti o da altre patologie/fattori.
L’adeguamento alimentare di queste sostanze che risultano essere assunte in quantità carenti aiuta ad abbassare i livelli di omocisteina nel sangue. Il nostro corpo, infatti, non è in grado di sintetizzare autonomamente le vitamine del gruppo B ed è perciò importante assumerle con la dieta!
Ogni individuo dovrebbe assumere quotidianamente una quantità adeguata di queste sostanze per preservare il proprio stato di salute. In particolare, è molto importante il consumo quotidiano di verdura e in generale un’alimentazione a basso contenuto in carboidrati.

Inoltre gli integratori possono rivelarsi un’arma molto utile: La terapia con integrazione di vitamine del gruppo B è efficace in molte forme di iperomocisteinemia. Diverse vitamine del gruppo B, quali i folati, la metil-cobalamina (vitamina B12 in forma metilata), la piridossina (vitamina B6), la riboflavina (vitamina B2), la betaina e lo zinco fungono da cofattori nella trasformazione dell'omocisteina nei suoi derivati, risultando quindi sostanze essenziali per la riduzione dei livelli plasmatici di questa molecola dannosa per il nostro organismo.

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Eparina: a cosa serve e come si somministra

L'eparina è una sostanza anticoagulante: fluidifica il sangue impedendo la formazione di coaguli sanguigni. L'eparina viene cioè utilizzata per diminuire la capacità di coagulazione del sangue e aiutare a prevenire la formazione di coaguli dannosi nei vasi sanguigni.

L'eparina in realtà non dissolve i coaguli di sangue che si sono già formati, ma potrebbe impedire ai coaguli di diventare più grandi e causare problemi più gravi. I tipi di eparina sono classificati in funzione del loro peso molecolare, ossia della grandezza della molecola.

L'eparina è anche utilizzata per prevenire o trattare determinate condizioni dei vasi sanguigni, del cuore e dei polmoni ed è anche utilizzata per prevenire la coagulazione del sangue durante interventi chirurgici quali:

  • intervento a cuore aperto
  • bypass chirurgico
  • dialisi renale
  • trasfusioni di sangue

L'eparina può anche essere usata per diagnosticare e trattare la coagulazione intravascolare disseminata. Il farmaco è disponibile solo con la prescrizione del medico.

L’eparina a basso peso molecolare può essere autoiniettata anche a domicilio, e anche se non si ha a disposizione un medico o un infermiere che li somministra al posto tuo è possibile imparare a farle con una certa sicurezza.

Ricordiamo però che il nostro consiglio è quello di farsi addestrare da un esperto sanitario o chiedere al proprio medico e, come sempre, importante leggere il foglietto illustrativo del farmaco!

L’eparina va somministrata nel sottocute, quella parte di adipe tra l’epidermide e il muscolo. Il sottocute infatti rilascia molto lentamente il farmaco distribuendolo con la stessa lentezza al torrente circolatorio sanguigno, mentre il muscolo essendo più irrorato di sangue è il luogo sbagliato dove somministrare il farmaco.

Una volta che si è sicuri sulla prescrizione (dosaggio giusto all’ora giusta), che lo stesso farmaco non sia scaduto e che l’integrità del farmaco non sia compromessa (che la scatola che contiene la siringa non sia accidentalmente aperta o sporca), bisogna organizzare un ciclo rotazionale di sedi, che andranno alternate di giorno in giorno, per non irritare troppo lo stesso tessuto.

Devono essere evitate le sedi vicino a ferite o dispositivi venosi e prima di scegliere la sede verificare con due dita se presente abbastanza adipe per accogliere l’ago.

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Il freddo e le malattie cardiovascolari: rischi e prevenzione

L’influenza è solita manifestarsi in maniera improvvisa con diversi sintomi, non solo respiratori, come febbre improvvisa, brividi, dolori ossei e muscolari, mal di testa, malessere generale e, in alcuni casi, anche con disturbi gastrointestinali quali nausea, diarrea e crampi addominali.

Non solo rappresenta un disturbo fastidioso, ma può anche aumentare il rischio di sviluppare altre condizioni come bronchiti e polmoniti, soprattutto nelle persone più vulnerabili.

Prevenzione

Affrontare l'influenza richiede una combinazione di pratiche preventive, cura delle proprie difese immunitarie e, se necessario, l'uso di farmaci appropriati per alleviare i sintomi e prevenire complicanze.

Ai fini preventivi, è bene evitare gli sbalzi termici, ridurre lo stress, evitare l’affaticamento fisico e mentale e, in generale, seguire uno stile di vita sano. È, quindi, essenziale adottare una dieta ricca di frutta e verdura di stagione, praticare una attività fisica moderata e costante, evitare il fumo e moderare l'assunzione di alcol. Non meno importante è avere un sonno di qualità, con almeno 7-8 ore a notte, e una buona igiene personale.

Per le categorie di persone più vulnerabili, come bambini e anziani, il vaccino antinfluenzale è raccomandato come misura preventiva.

Cura

Quando si contrae l’influenza, è importante riposare e bere molti liquidi, specialmente in presenza di febbre e sudorazione, per evitare la disidratazione, che potrebbe compromettere la capacità del proprio corpo di combattere i microrganismi patogeni.

Per quanto riguarda i rimedi naturali, lo zenzero si rivela particolarmente efficacein quanto supporta le difese immunitarie, riduce eventuali sensazioni di nausea, corrobora la digestione e stimola il metabolismo. Grazie a vitamina C, vitamina B6 e folati, lo zenzero offre anche un’azione antiossidante e antinfiammatoria.

Le arance, ampiamente riconosciute per i loro benefici per la salute, forniscono anch’esse una preziosa dose di vitamina C, utile sia per prevenire i disturbi stagionali che per corroborare l’assorbimento del ferro presente nei cibi e rinvigorire il nostro organismo.

Anche la propoli è utile, in quanto dotata di notevoli proprietà batteriostatiche e battericide, che contrastano la proliferazione dei patogeni e si dimostrano efficaci nel combattere vari ceppi di virus, compresi quelli influenzali, alcuni rhinovirus e il virus responsabile dell'herpes simplex.

Per alleviare i sintomi influenzali, quando la natura non basta, è indicata l’assunzione di farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) e antipiretici, come l'ibuprofene e il paracetamolo. I farmaci antivirali sono generalmente consigliati solo in presenza di rischio di complicanze gravi, e vanno assunti entro due giorni dalla comparsa dei sintomi per massimizzarne l'efficacia.

Se vuoi approfondire l’argomento oppure porre qualche domanda, contattaci. Il nostro team di professionisti sarà felice di risponderti.

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Come funziona la dieta intermittente?

Quando si parla di dieta del digiuno intermittente, non si sta parlando di “dieta” nel senso stretto della parola bensì di un “regime alimentare”.

Infatti, questo protocollo alimentare prevede di seguire un intervallo di tempo in cui si mangia alternandolo con un altro di digiuno. Questo approccio può variare per quanto concerne la durata delle due fasi e negli anni sono state avanzate molte proposte.

Il digiuno intermittente prevede l’alternanza di fasi di digiuno (o sottoalimentazione) lunghe dalle 16 alle 36 ore a fasi di alimentazione e può comprendere qualsiasi scelta di cibo (paleo, mediterraneo, vegan, vegetariano, zona e chi più ne ha più ne metta).

Quindi niente di particolare e sconvolgente, si aggiunge semplicemente qualche ora al digiuno notturno.

Il digiuno intermittente non ha durata precisa, puoi sfruttarlo come metodica sul lungo periodo ma anche solo per qualche volta a settimana. È chiaro che per digiuno non bisogna intendere giorni o settimane senza mangiare o con poche calorie, entreresti in uno stato di malnutrizione e non fisiologico: per digiuno si parla di periodo in termine di ore senza mangiare, come illustrato precedentemente.

Per chi è abituato a fare 5 o 6 pasti al giorno è difficile passare direttamente a tante ore senza mangiare: è necessario del tempo in cui, gradualmente, ti abitui a mangiare meno volte al giorno, ad esempio iniziando ad eliminare i pasti di metà mattina o pomeriggio.

Una volta raggiunto questo obbiettivo, puoi approcciare con più facilità al digiuno intermittente, in cui il numero di pasti è indifferente: l’importante è che venga mantenuto l’apporto calorico prestabilito e la finestra di alimentazione/digiuno.

Il digiuno imposta un nuovo assetto metabolico e ormonale e, quando ben calibrato, è vantaggioso: aumentano i livelli di GH, il dispendio energetico, la lipolisi e si riesce a mantenere un buon controllo della fame.

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